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L’assunzione di responsabilità come questione etica: dalla vendetta al perdono. Funzione alfa e minus alfa1
L’assunzione di responsabilità come questione etica: dalla vendetta al perdono. Funzione alfa e minus alfa

L’assunzione di responsabilità come questione etica: dalla vendetta al perdono. Funzione alfa e minus alfa

ESTRATTO
Il filo rosso che attraversa questo lavoro, e che ai nostri occhi gli da
un’unità, è l’esplorazione del tema della responsabilità quale fondamento
dell’etica dell’operare umano. Ipotizziamo che l’etica sia l’esito di un’ evoluzione
della capacità  umana di transitare dalla pura sensazione al pensiero.
Per argomentare useremo come metafora la tragedia Le Eumenidi di
Eschilo, utilizzando il mito come racconto della mente (Romano, 2002). [...]

Il mito aiuta nella comprensione della trasformazione.
Ciò che appare interessante è come questa tragedia di Eschilo rappresenti
una trasformazione a partire dalle proiezioni umane del proprio
Super-io sadico nelle deità verso l’assunzione da parte degli uomini di responsabilità in proprio su decisioni riguardanti la legge. Un siffatto riconoscimento della responsabilità umana in sede di giudizio, lungi dal rendere l’uomo uguale alla divinità – nel suo determinare le sorti dell’uomo – può essere considerata l’importante assunzione di una posizione etica. [...]

Ci si può chiedere quanto queste trasformazioni siano in grado di
reggere alle spinte sadiche e violente che abitano comunque la mente
dell’uomo. Quanto dobbiamo essere forti ed integrati, dotati di regole
complesse, di un diritto solido, per far fronte alle spinte pulsionali omicide
e vendicative del Super-io sadico [...]

Rifacendoci a Bion e Meltzer  [...] ci pare interessante approfondire il discrimine tra bugia e pseudo. [...] La bugia è una negazione della verità in quanto assunzione ‘voluta’ di un paradigma
altro al fine di costruire rappresentazioni e relazioni false. Pseudo,
invece, in primo luogo è un termine che non ha una valenza sua propria,
ma deve essere sempre ‘appoggiato’ ad un termine a lui connesso per
assumere sostanza. In effetti è un prefisso che viene utilizzato per attuare
il tentativo di far apparire un oggetto fasullo come se fosse reale: pseudo
indica che la qualità espressa dal termine cui è preposto è soltanto fittizia
e “non si conviene a persona o cosa di cui si parla in quanto deriva da una
falsificazione”(Treccani, 1998). Ad esempio pseudo-scientifico. [...]
Il passaggio alla legge dell’Areopago, promossa da Athena, con l’istituzione
di un tribunale umano, mette nelle mani degli uomini la responsabilità
che deriva dalla comprensione delle azioni e il relativo giudizio su
di esse. Questa responsabilità, e l’impegno che l’uomo deve investire per
assumersela – in quanto incide e performa la sua relazione con gli altri –
rappresenta un importante principio etico. [...]

E solo attraverso questa comprensione che l’uomo può compiere le sue
azioni responsabilmente. [...]

Riteniamo che il tema della vendetta, trattato nell’Orestea, possa ben
rappresentare questo funzionamento. Non ci sembra di poter dire che la
vendetta sia un prodotto di inversione della funzione alfa, cioè una bugia,
quanto piuttosto una forma di pseudo-giustizia. [...]

Minus α potrebbe rappresentare il bisogno di depotenziare il desiderio
di conoscenza, di sfuggire alla consapevolezza. [...]

Crediamo che minus α (nel modo in cui abbiamo cercato
di descrivere il concetto) non sia una degradazione quanto piuttosto
o un depotenziamento della funzione α (la funzione che trasforma le emozioni in pensieri) o, ancora meglio, un momento evolutivo di passaggio. [...]

Tra formare il pensiero e pensare – ovvero usare il pensiero pensato – c’è differenza, per
cui bisogna utilizzare due distinte funzioni mentali (Lupinacci, Bancheri,
2019). Oreste nell’uccidere, per vendicare l’omicidio perpetrato dalla
madre nei confronti del padre, risponde ad un impulso – non c’è pensiero
attorno all’azione – e compie quindi un agito: un’evacuazione di elementi beta. Il risveglio delle Erinni, che avviene in Oreste, sembra invece essere
la messa in atto da parte di un proto pensiero, di una prima intuizione di
consapevolezza, e costituisce un primo risultato del lavoro di ‘digestione’
compiuto dalla funzione alfa sugli elementi beta.
A fatto compiuto, il ruolo delle Erinni, teso a far impazzire la propria
vittima, può essere visto come un embrione di alfa. Il tormento interiore
di Oreste, la persecuzione da parte delle vergini maledette, rappresenta
così, nel racconto della mente, il livello di evoluzione interiore e gruppale
raggiunto in quel momento dal pensiero mitico, un minus α. [...]

Nelle relazioni autentiche l’individuo è attivo e partecipe: mette in gioco
una capacità di autonomia nella consapevolezza di influire sulle relazioni e
di esserne influenzato. Da questa consapevolezza, e dalla capacità di farsene
carico in maniera autonoma, sorge una responsabilità che coniuga l’autoetica
con il Super-io normativo e il Super-io civico (Morin, 2004).

Bibliografia

AA.VV. (1998), Vocabolario Treccani, UTET ed., Torino.
Hinshelwood R.D. (1989), Dizionario di psicoanalisi kleiniana, Raffaello Cortina ed., Milano, 1990.
Lupinacci M.A., Bancheri L. (2019), “Un caso particolare di impasse e la Griglia di Bion come strumento di
lavoro”, Rivista di Psicoanalisi, 3/2019, 529-547.
Morin E. (2004), Il metodo. Vol. 6: Etica, Raffaello Cortina ed., Milano, 2005.
Romano R. (2002), Il racconto della mente, Dedalo ed., Bari.

1  Nei nostri precedenti lavori (vedi bibliografia) in cui avevamo trattato il tema della vendetta nel mito delle Eumenidi, avevamo utilizzato il concetto di – α e + α. Discutendo a lungo con Maria Adelaide Lupinacci, che ringraziamo, ci siamo rese conto di come questa idea di un – α versus + α non fosse corretta concettualmente in quanto il segno -/+, nell’utilizzo che ne fa Bion, indica una inversione (come accade ad esempio con – K dove il meno indica il fraintendimento cioe l’inversione della funzione del legame K). Nel nostro caso, come dimostreremo nel lavoro, non intendiamo trattare della inversione della funzione alfa ma del “depotenziamento” o di una supposta fase del processo evolutivo di alfa. Abbiamo quindi scelto, sempre discutendone con Lupinacci, di preferire la dizione minus α, che appare concettualmente piu corretta.


Dott.ssa Ambra Cusin
Psicologa Psicoterapeuta Psicoanalista a Trieste (TS)



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