Ho lavorato e sono interessata al lavoro con persone che hanno vissuto la migrazione.
A volte, per esempio, anche gli studenti universitari che lasciano il proprio paese per approfondire gli studi ( la così detta “migrazione interna” o studenti “Erasmus”) possono vivere dei momenti di disagio psichico che si manifestano in modi molto diversi (insonnia, attacchi di panico, demotivazione, isolamento, eccessiva eccitazione riscontrabile in una vita troppo intensa tra studio, feste, impegni, sport, ecc., disturbi fisici, esordio di malattie importanti) legati alla “migrazione” dalla loro città/paese verso un nuovo luogo. Tali forme di disagio, che in certi casi sono un vero e proprio lutto migratorio, possono inficiare il risultato dello spostamento. Queste problematiche possono presentarsi anche in persone adulte che hanno scelto liberamente di migrare per motivi professionali (professori universitari, manager, ingegneri, ricercatori, ecc.) e devono affrontare la realtà della lontananza da casa e dagli affetti che non sempre è così facile e soddisfacente come appare ad uno sguardo superficiale. A questi migranti, per certi versi privilegiati, si sommano le tante persone che arrivano in Italia fuggendo dal loro paese per le violenze subite, ma anche per persecuzioni specifiche che li motivano a chiedere lo status di rifugiati umanitari o politici. Queste persone sono molto sofferenti emotivamente e per riuscire a sopravvivere, non solo fisicamente e socialmente, ma psichicamente, a volte, devono pagare il prezzo molto alto di una rimozione dei bisogni e degli affetti che può anche danneggiarli a livello intellettivo ed operativo facendoli diventare facili prede della criminalità organizzata e della delinquenza: “…. Quando una persona depressa incontra l’ideologia rischia di diventare o un conformista o un kamikaze…” (Anna Sabatini Scalmati).
Da anni studio queste problematiche in un gruppo sul tema della violenza sociale, nato nella Società Psicoanalitica Italiana, ma aperto a contributi anche di altri colleghi con altre appartenenze scientifiche e collaboro su richiesta specifica con strutture di accoglienza. bibliografia. In merito al disagio del migrante nel 2000-2001 ho avviato e gestito il progetto Il Ponte per apportare un contributo psicologico in ambito medico e nello specifico di un ambulatorio per cittadini stranieri dell’Azienda Sanitaria Triestina. Nell’ambito del tema della migrazione ho seguito diverse tesi in psicologia e in scienze interculturali.
Dott.ssa Ambra Cusin
Psicologa Psicoterapeuta Psicoanalista a Trieste (TS)