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Novità editoriali

Psicologa Psicoterapeuta Psicoanalista a Trieste (TS)

Etiche della psicoanalisi

Etiche della psicoanalisi

  • Casa editrice Alpes, 2022
  • Di Lucia Fattori e Gabriella Vandi | Contributi di: Amati Sas, Amione, Bolognini, Contardi, Corsa, Cusin, Fattori, Leonelli Langer, Masina, Messeca, Secchi, Sonnino, Stanzione Modàfferi, Thanopulos, Vandi
  • Contributo: L'assunzione di responsabilità come questione etica: dalla vendetta al perdono Funzione alfa e minus alfa di Franca Amione, Ambra Cusin

Il volume "Etiche della psicoanalisi" nasce dall'ipotesi che molteplici possano essere le forme di etica implicite nel trattamento analitico e nella teoria stessa.

Attraverso un'esplorazione a più voci, il libro si propone di offrire uno sguardo su queste diverse etiche, a partire dall'etica della verità che Freud proclama essere alla base della psicoanalisi. I vari autori ne individuano alcune: l'etica dell'amoredell'autenticitàdel rispettodella reciprocitàdel desideriodella libertàdella responsabilità. Viene dedicato, in particolare, ampio spazio all'etica del perdono, inteso come riappacificazione con i propri oggetti interni ed esterni e come punto d'arrivo del trattamento psicoanalitico, in quanto processo riparativo.

L'etica della rinuncia, che sta alla base del processo di simbolizzazione, costituisce lo spunto per un confronto con l'etica cristiana, mentre il tema del limite viene preso in esame all'interno di un confronto con l'etica ebraica.

L'etica della responsabilità percorre tutto il volume, rappresentandone il filo conduttore: la psicoanalisi aiuta le persone a divenire responsabili di se stesse e della propria condotta, coscienti delle proprie parti buone e cattive, capaci di amare se stessi e gli altri.


Toccare la America. Il viaggio incestuoso di Ulisse dentro il corpo di sua madre

Toccare la "America". Il viaggio incestuoso di Ulisse dentro il corpo di sua madre

  • Luigi Guerriero Editore, 2022
  • Di Guelfo Margherita

Recensione a cura di Ambra Cusin

Ho trascorso molti pomeriggi di questo passato inverno a giocare con il mio nipotino di tre anni e mezzo.

Jacopo amava molto fare, del resto come tanti bambini, sempre lo stesso gioco. Voleva che lo aiutassi, con cuscini di varie dimensioni, a costruire una casetta sul divano di casa. In realtà la casetta era un lungo cunicolo, in cui l’equilibrio dei cuscini era del tutto precario. Jacopo vi entrava, per accoccolarsi al suo interno, ripetendo  “Casetta mia… mia casetta. Mia mamma… mamma tutta mia”. Poi finiva per muoversi più del tollerabile per la struttura architettonica e ingegneristica da me creata, e il tutto veniva distrutto. Come ogni nonna che si rispetti non mi sono mai chiesta cosa significasse questo gioco – scegliendo piuttosto di divertirmi – se non quando, a primavera inoltrata, mi arrivò tra le mani il libro di Guelfo Margherita sul viaggio incestuoso di Ulisse all’interno del corpo della madre, esageratamente ed epistemofilicamente curioso e avido di conoscenza.

Ho potuto così vedere e apprezzare come il piccolo Jacopo si stesse palesando con me come un novello Odisseo alla ricerca della conoscenza contenuta segretamente nel corpo della madre amata, mia figlia, fatta essere umano da me (e dal padre), ma fatta “mamma dal mio papà”, come ebbe modo di dire Jacopo qualche giorno fa. E così ho potuto apprezzare come Jacopo aneli ad una conoscenza scientifica mentre studia il funzionamento, osservando silenziosamente e con attenzione, ogni piccolo oggetto che gli passa per le mani.

Guelfo Margherita è uno psicoanalista SPI, didatta dell’Istituto Italiano di Psicoanalisi di Gruppo, e da Primario Psichiatra, negli anni settanta apre il suo reparto manicomiale utilizzando pratiche psicoanaliticamente orientate di psichiatria territoriale e psicoterapia gruppale delle psicosi. Ha trascorso lunghi periodi di studio in California e in India.

Jacopo, Odisseo… Guelfo ricercano qualcosa contemporaneamente, qualcosa che forse ancora non sanno cosa sia, ma che vogliono conoscere e quando dico “conoscere” penso a mangiare, ingurgitare, sbranare, divorare, introiettare, incorporare perché diventi proprio patrimonio, perché divenga parte di sé come Eliza, una mia lontana paziente anoressica che non poteva assumere cibo in quanto ogni piccolo boccone era, concretamente nella sua realtà interna, il latte materno, anzi il seno della madre, di più… il corpo della madre che lei assaggiando – attraverso ogni piccolo boccone di qualsiasi cibo – sbranava facendola propria, ma anche perdendola, la madre, per sempre. Un dilemma insopportabile.

Jacopo ed Eliza attori protagonisti, assieme a molti di noi, di quel fantastico gioco dove non si capisce bene chi è che fa l’azione – anche la fantasia può essere una sorta di azione interiore, psichica – del “ti mangio”! (p. 27). “Come corpi di donna dentro cui si svolgono i viaggi di tutti i bambini incestuosi che conquistavano la fantasia della loro isola del tesoro issandovi l’eccitazione possessiva delle mutandine di pizzo nero della mamma” iniziano poi “[…] sul fasciatoio, dopo il bagnetto e l’infarinatura di borotalco, il gioco terrifico ed estatico del ‘ti mangio’” (ibidem).

Ma forse potremmo essere anche neo Amazzoni che, come Margherita narra a pag. 108,  per avere il sapere di Odisseo devono sbranarlo. Odisseo si illude di donare il sapere all’Amazzone Pentasilea versando “nel tuo corpo, in cui io ho ucciso la tua creatività recettiva, il mio sapere in modo che tu non possa avere alcuna possibilità di elaborazione personale: eseguirai ordini in uno stato ipnotico come  uno zombie e userai questo sapere solo come ti dico io” ma Pentasilea (e se fosse Pensa-silea?) invece di soggiacere passivamente alla trasmissione del sapere risponde con un deciso “No! Visto che non vuoi darmelo come lo voglio io il tuo sapere di cui sei geloso, te lo strapperò a morsi per divorarlo assieme al tuo corpo nutriente e crescere come voglio io!”. Eliza/Pentasilea divora l’analista/madre e fugge più serena, meno anoressica, con un peso forma /presunto sapere in un paese lontano dove oggi è qualcosa che non so.

Il libro di Guelfo Margherita va quindi “mangiato”, gustandolo pezzettino dopo pezzettino, sopportando di sentirsi un po’ cannibali perché ogni riga è un assaggio della sua mente originale. Così come per il Tantra, questo libro, “come ogni illimitata liberalizzazione non assunta all’interno di un’adeguata disciplina mentale, può essere pericolosa” (p. 90). Anche questo libro va gustato a dosi moderate “perlopiù a digiuno” come consiglia Margherita a pagina 90… conservandolo “in luogo fresco e ventilato” e “tenendolo lontano dai bambini di tutte le età”. I più pericolosi e mai innocenti mangiatori/divoratori di sapere. Potrà la nostra parte infantile sopportare il contenuto estremamente scabroso del libro che ci dice quelle verità su noi stessi che in molta parte delle nostre analisi abbiamo evitato?

“Tra” queste immensità

  • Guaraldi - 2020
  • A. Cusin, L. Fattori, M. Stanzione Modafferi, G. Vandi (a cura di)

Recensione a cura di Gemma Zontini

Leopardi e il suo tentativo di immaginare l’infinito, e il rapporto dell’uomo con esso, hanno ispirato il titolo di questo volume che prende spunto dai versi finali della poesia L’Infinito. Ma perché il poeta scrive “tra questa immensità” e non “in questa immensità”? A partire dal “tra” leopardiano e seguendo le tracce del Sentimento Oceanico gli autori prendono in considerazione varie esperienze di immersione nel tutto e di oltrepassamento dei confini in un’ottica psicoanalitica, ma spaziando anche “tra” matematica, letteratura, musica e religione.


Oltre. Il senso di infinito a partire dal "Sentimento oceanico"

  • Alpes - Anno 2018
  • Ambra Cusin, Lucia Fattori,Maria Stanzione Modàfferi e Gabriella Vandi

“Psicoanalisi e Fede” si è ritenuto opportuno e stimolante proseguire il discorso su un tema così delicato e di grande portata euristica. L’opera che andiamo a discutere può essere infatti considerata una sorta di prosecuzione della ricerca avviata con il precedente testo. La formula è la stessa: declinato a più voci di diverse impostazioni, il testo affronta la questione dell’Infinito, dell’Illimitato e quindi del Limite quale tutela dal funzionamento perverso che nega finitezza e limitazione, ma soprattutto limite quale soglia che apre all’Oltre, permettendo all’immaginazione di andare al di là e di percorrere creativamente spazi e tempi infiniti. La clinica psicoanalitica non può che arricchirsi nel trattare in modo esplorativo e libero da pregiudizi tale ambito esperienziale.


Psicoanalisi in Terra Santa

  • Edizioni Frenis Zero - Anno 2017
  • Ambra Cusin & Giuseppe Leo, prefazione di Anna Sabatini Scalmati, scritti di H. Abramovitch, A. Cusin, M. Dwairy, A. Lotem, M. Mansur, M. P. Salatiello, postfazione di Ch. U. Schminck-Gustavus, note di Nader Akkad

Per scrivere questo libro, dalla prima idea maturata in Ambra Cusin nel gennaio 2015, subito dopo il suo viaggio con un gruppo di scout adulti in Terra Santa, sono passati due anni. Parlare di psicoanalisi in una “Terra Santa”/ ”Terra Martoriata” mette gli psicoanalisti, oltre che in contatto con i traumi da guerra (come nel caso di Maria Patrizia Salatiello che in questo libro parla del suo lavoro coi bambini di Gaza), anche nella posizione di chiedersi se in un contesto in cui sembra utopico il dialogo tra israeliani e palestinesi, anche la psicoanalisi rischi di diventare appannaggio solo di una parte (quella ebraica israeliana) essendovi l’altra (quella palestinese) esclusa.

A tale rischio rispondono con impeccabile acume scientifico sia Henry Abramovitch che Marwan Dwairy. Abramovitch discute una seduta da lui condotta con un paziente palestinese proprio nel Giorno della Memoria di Israele, "nell'ora in cui in tutta Israele per due minuti suona la sirena della rimemorizzazione, (…). Quando la sirena perfora i muri di norma neutri della stanza di terapia, l'analista al lavoro con un paziente palestinese vive momenti di intensa disgiunzione.

La sirena calamita l'analista nel dramma della Shoah, il palestinese in quello della “Nakba”. Il paziente sperimenta accanto a sé l'usurpatore, l'analista il nemico. Ognuno è separato e separante, escluso ed escludente, incompreso e impossibilitato a comprendere l'Altro" (Sabatini Scalmati nella Prefazione). Marwan Dwairy "presenta due modelli di intervento terapeutico per avvicinare pazienti il cui processo di soggettivizzazione si è formato all'interno di culture familiari e sociali diverse da quelle del paese dove vivono" (Prefazione di Sabatini Scalmati). Il libro presenta inoltre due interviste fatte da Ambra Cusin ad Ajalà Lotem (nata in Israele e figlia di ebrei italiani) e a Mohammad Mansur (psicoterapeuta palestinese formatosi in Italia). Il libro si chiude con la postfazione dello storico tedesco Christoph Schminck-Gustavus e con delle note di Nader Akkad esplicative di lemmi connessi alla cultura araba.


Dott.ssa Ambra Cusin
Psicologa Psicoterapeuta Psicoanalista a Trieste (TS)



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