Prima di iniziare la visione del film desidero solo darvi una coordinata utile a comprendere, emotivamente, a fondo, questo bel film.
Tutti noi sappiamo di fatto di cosa tratta perché se ne è parlato molto sui giornali, tutti noi abbiamo una certa idea, o ideologia, attorno ai fatti avvenuti in quegli anni terribili. Tutti noi guardiamo a queste cose con i nostri occhi.
Ma per guardare questo film dobbiamo liberarci da questi “pregiudizi”, nel senso di giudizi, anche giusti, che ci siamo costruiti prima della visione, e guardare al film con gli occhi di Bruno, il bambino protagonista. Con gli occhi di chi non sa.
Utilizziamo il suo occhio e guardiamo, esploriamo assieme a lui i fatti nella loro concretezza: colori, odori, rumori…
“L’infanzia è definita dai suoni, dalle immagini e dai colori prima che sopraggiunga l’ora buia della ragione” dice un ex ergo all’inizio del film…
Dunque cosa vedono e come vedono i bambini? Questo film appare come una sorta di fiaba, poco verosimile e mi sono chiesta il perché.
Chiediamoci se sarebbe potuta accadere veramente questa storia. Ma anche perché non vediamo le cose, perché non riusciamo a prevedere le conseguenze di alcuni eventi.
Ecco alcune brevi suggestioni:
Veramente mi sento senza parole, dopo la visione ancora una volta di questo film-documentario stupendo. Sono senza parole e contemporaneamente mi frullano mille pensieri ed emozioni nella testa.
Una settimana fa i fatti di Parigi, preceduti purtroppo da continue violenze in varie parti del mondo forse meno famose, per le quali non scendiamo in piazza e non accendiamo candele… Fatti che ci emozionano e oggi.. questo film.
Vorrei chiedere a voi cosa state provando… cosa vi è passato nella mente mentre guardavate il film, vorrei chiedervi se nel sentire la musica di Luca Ciuc non vi veniva forse di muovervi… di danzare… L’unica nota critica, non al film, ma alla realtà che emerge dalla visione, è l’assoluta predominanza di un mondo al femminile, di una quasi assenza di maschi come se questa cosa bellissima fosse riservata solo alle donne. Peccato… anche gli uomini potrebbero trovarvi grandi benefici…
Io non riesco a stare ferma mentre ascolto questa musica… il mio corpo sente un’attrazione fatale al movimento, ad esprimersi nel movimento facendo tacere la parola. Qualcosa di arcaico emerge in me, qualcosa che non la parola, ma il corpo solo può dire. Paradossalmente vorrei esporvi ora il mio breve pensiero solo danzando…
Ricordo come durante la mia analisi, un giorno dissi al mio analista. “Vede questa cosa vorrei dirgliela danzando, non con le parole, ma sono certa che la mia danza sarebbe scoordinata, brutta perché incongruenti e confusi sono i pensieri che vorrei esprimerle”.
Maria Fux viene descritta come “un cuore che danza e fa danzare anche chi non può muoversi” (Franco Larocca in Atti del 4° Convegno Internazionale “Musicoterapica e danzaterapia per l’handicap” Verona ’97). E il non poter muoversi non è solo in senso concreto. Quanti di noi corrono e si muovono con agilità, ma sono dei paralitici mentali? Bloccati totalmente nella loro incapacità di esprimersi?
Eppure essendo una psicoanalista, che cura con la parola, devo fare lo sforzo di trovare in me parole semplici e adatte per trasmettervi quello che credo questo film possa darci e dirci.
Ci provo:
L’unica cosa quindi che vorrei sottolineare è qualcosa sulla passione.
Non la passionalità, quella che ha a che fare meramente con la sessualità, con l’amore e l’innamoramento che è solo uno dei versanti della passione. Ma la passione come entusiasmo vitale che si mette in ciò che si fa, in quello che si è e che a volte le nostre paure e difese celano a noi stessi.
Quello che salta immediatamente all’occhio guardando Maria mentre lavora è che lei innanzittutto si diverte, gode di quel momento, ma soprattutto che ci mette passione e piacere nello svolgere la sua lezione. Il piacere di trasmettere ai suoi allievi non quello che lei ha scoperto in un tempo lontano, cioè che una foglia per danzare non ha bisogno di musica ma del vento, ma quello che scopre in quel momento, mentre danza e fa danzare i suoi allievi. Ogni giorno anche a 93 anni!!!
Ebbene quanta passione, quanto entusiasmo per gli ideali di cultura, di pensiero, di giustizia, di progresso noi mettiamo negli atti quotidiani della nostra vita? Potrebbe sembrarvi folle quello che sto per dirvi, ma mi viene da chiedervi: quanta passione mettete per le cose che studiate, in ciò che imparate a conoscere, e che magari anche non vi piace. E quanto nelle amicizie? Nelle relazioni? Ma anche in quel guardare il soffitto, apparentemente annoiati, e forse invece in ricerca di un qualcosa di altro che ancora non conoscete e che invece è lì in attesa di essere scoperto da voi?
Mettere passione ed entusiasmo in ciò che facciamo è un lavoro urgente, perché se non lo si fa da oggi, il domani è certamente oscuro. Questo ci dice
tra le righe Maria Fux.
Spesso mi chiedo: sto facendo qualcosa per poter dire un domani, come dice Maria Fux nella sua autobiografia: “devo ringraziare la vita: nonostante mi abbia sempre sottoposta ad una costante e difficile lotta, tuttavia mi ha introdotta nel meraviglioso mondo della danza che è, in essenza,
l'incontro di un essere con gli altri”.
Possiamo dire oggi qualcosa per ringraziare la vita?
Certo forse si stanno vivendo delle sconfitte, dei problemi con delle difficoltà inevitabili. Questo vale per tutti noi, anche noi qui. E verrebbe da domandarsi quanti tra di noi ora non sono felici, hanno delle difficoltà ma le nascondono? Quante volte noi adulti, sbagliando, crediamo che voi ve la spassate perché vi vediamo fare casino, tirare notte fino al mattino, ridere come matti per delle stupidaggini.. e ci illudiamo che questo vuole dire essere felici. Quanto spesso questo è un modo per coprire un dolore per il quale ancora non avete parole.. chiediamocelo, ma domandiamoci anche se possiamo far emergere una forza – la forza c’è dentro di noi da qualche parte, non viene dall’esterno ma dall’interno… l’esterno la può solo aiutare ad emergere - da investire per riconoscere, accettare, elaborare e superare le difficoltà? Nessuno di noi ha un compito facile davanti, non lo ha avuto certamente Maria Fux, la sua non è stata una vita dorata, non ce l’ha avuta il regista Ivan Gergolet girando il film… certamente avrà avuto le sue difficoltà, non l’ha avuta Martina Serban che nel pieno del dolore per il lutto della madre, come racconta nel film, conosce Maria Fux. Quando le è costato non solo in danaro, ma anche in rinunce e scelte di vita, fare tanti viaggi per andare in Argentina? … ma se si scopre la passione per la vita, ed è questo che trasmette questo film, una passione per le sfide che non sono competizione per vincere, ecco che nasce in noi la capacità di entusiasmarci. La competizione in questo caso è fuorviante, non ci porta lontano, ma l’affrontare la sfida è uno dei modi per cercare soluzioni, che forse troveremo e forse no, ma anche l’accettare di non avercela fatta potrebbe diventare una gioia perché anche l’aver fallito è un’esperienza da cui imparare.
La danza è difficile, richiede impegno, investimenti, rinunce. Ma se io mi accorgo che mi piace ecco che questo sacrificio diventa un piacere.
Ma l’avete vista Maria, a novant’anni, continuare a fare ginnastica per potersi permettere di danzare ancora? Secondo i canoni della moderna estetica, è vecchia, brutta goffa… ridicola con il nastro nei capelli alla sua età come una ragazzina!
Eppure in realtà è bellissima!
Quel nastro colorato è intriso della sua vitalità, i suoi movimenti, pur nella limitatezza data dall’età, sono armonici e ci trasmettono forza, il suo sguardo ci entra nel cuore e lo invade di vita. Se noi, tutti, viviamo con passione la nostra quotidianità, forse riusciremmo a trasmettere agli altri la stessa gioia. E dico vivere con passione la quotidianità , non la necessità di fare gesti grandiosi ed eccezionali…
Per essere felici non occorrono artifizi, prendere schifezze, ma è necessaria lo sviluppo della capacità di incontrare in se stessi la vitalità, una capacità che dobbiamo saper riconoscere, nutrire, e allevare, ma che spesso seppelliamo, nascondiamo, nelle abitudini che ci danno sicurezza. E soprattutto nascondiamo la vitalità quando neghiamo il dolore emotivo, la sofferenza diventando cinici. Il saper soffrire il dolore interiore è vita. Se sappiamo soffrire, se impariamo a farlo invece di evitarlo, ecco che scopriremo di riuscire ad amare e di poter essere amati. Nonostante tutto quello che di brutto ci accade.
Quanto a volte ci difendiamo con il cinismo acido e corrosivo, dal riconoscere la nostra fragilità? Quanta paura e contemporaneamente quanta voglia di ribellione? Quanto bisogno di tenerezza sta nascosto in tutto questo?
Questo film va visto perché parla di tenerezza, ma parla anche di ribellione. La ribellione contro l’indifferenza e il cinismo.
Il passaggio secondo me più intenso, oltre allo splendido finale, è quando una partecipante non riesce veramente a danzare, secondo i nostri canoni, è contratta, piange, muove maldestramente le mani, è inadeguata. Eppure sta mettendo in danza tutte le sue incertezze e insicurezze, la sua paralisi psichica. Danza l’immobilità che diventa movimento.
La danza infatti non è solo qualcosa di estetico… c’è un’altra bellezza in questa donna perché in quel momento è meravigliosa!!! Perché è quella sua danza a parlare a tutti noi della nostra incertezza e insicurezza (se possibile far vedere i passaggio).
Concludo: con passione ed entusiasmo, nella vita quotidiana dunque mettiamo in danza le nostre paure, la fatica dello studio, la noia e, quando ci saranno, le gioie e le soddisfazioni.
LA VITA È DANZA!
Danziamola dunque a modo nostro.
Allora… saremo liberi!
Liberi veramente…
Dott.ssa Ambra Cusin
Psicologa Psicoterapeuta Psicoanalista a Trieste (TS)